Care/i amiche/i e compagne/i,
qualcuno
ha detto che la provincia di Vibo Valentia rappresenta il Sud della Calabria
per tutti i record negativi che va sommando negli ultimi anni. Fabbriche che
chiudono, territorio devastato dalle alluvioni che producono danni che non
vengono riparati, recrudescenza della criminalità organizzata, disoccupazione,
abbandono.
Eppure
questa è la provincia che possiede le maggiori potenzialità in termini di
cultura, tradizioni, bellezze artistiche e paesaggistiche e di ricadute
economiche per la cornice turistica che offre in una stagione estiva che,
ahinoi, dura troppo poco.
Sullo
stato del degrado, al pari di ciascuno di voi, ne sa qualcosa chi vi parla che,
insieme agli amici del volontariato, alle autorità scolastiche e alle più alte
autorità della provincia, il 22 gennaio scorso ha contribuito ad organizzare a
Cessaniti una manifestazione per l’affermazione della cultura della legalità
davanti a un’attenta platea di studenti. Perché ritengo che possiamo risalire
la china, in ogni campo, partendo dai nostri ragazzi, inculcando loro principi
sani e valori saldi. Senza nessuna concessione alla retorica.
Dentro
questi scenari, dentro problemi acuti e spinosi c’è la nostra quotidianità, la
vita delle famiglie, di chi deve arrivare alla fine del mese, di chi è
precario, di chi è ammalato ed ha bisogno di cure, di chi ha bisogno di servizi
perché non tutte le prove si possono superare da soli. Insomma, la nostra vita
di tutti i giorni.
Quelle
cose che la sinistra ha inseguito e in larga parte ottenuto e che ora rischia
di perdere.
Le
conquiste sociali, la tutela dei diritti, la difesa dei più deboli,
quell’insieme di leggi e norme che sono state conquistate negli anni attraverso
lotte, scioperi, manifestazioni.
Insomma,
sto parlando del welfare, lo stato sociale che viene incontro a chi ha più
bisogno. Desidero accennare anche alle politiche sociali che sono in campo.
Come difenderle? Come migliorarle? Come aggiornarle?
Nel 2011 il nostro Partito tenne a Napoli il
Forum del welfare e delle politiche sociali alla presenza di Pierluigi Bersani.
Allora si disse: “Sono oltre centomila i posti di lavoro femminili andati in
fumo con la crisi in tutta Italia. Ma nel Mezzogiorno la disoccupazione in rosa
ha toccato il 15,4%, ben cinque punti sopra il livello maschile e il doppio
delle colleghe del settentrione, dove il tasso di disoccupazione è fermo al
6,9%. Nel Sud come in Spagna e in Grecia, peggio ancora della Grecia se si
parla del tasso di occupazione: trenta punti meno della media di Lisbona”. La situazione, se possibile, è peggiorata, e non
si sa come uscire e, nello stesso tempo, guardarsi dai facili populismi.
Un recente rapporto Svimez racconta come solo
23,3 ragazze su 100, fra i 15 e i 34 anni, risultino occupate. Ma con un
incredibile paradosso. Svimez dice le
donne del Sud risultano tra le punte più «avanzate della modernizzazione -
perché hanno investito in un percorso di formazione e di conoscenza che le
rende depositarie di quel "capitale umano" che serve per competere
nel mondo di oggi - e insieme le vittime designate di una società più immobile
che altrove»
Insomma: prigioniere della terra dove sono nate,
dell`immobilismo che la caratterizza, malgrado sia cresciuto il tasso di
scolarità secondaria, che ha raggiunto il 94,4%, ben tre oltre punti sopra a
quello del Centro Nord, malgrado «il balzo straordinario» compiuto negli ultimi
anni, sono risorse inutilizzate, fuori dal mercato del lavoro. E quelle che il
lavoro ce l’hanno guadagnano il 70% in meno rispetto ad un collega maschio del
Centro-Nord: a loro più che a chiunque altro vengono riservati i contratti
"atipici" cioè precari, il part-time, quelli di collaborazioni
occasionali (sono il 20%) ; è a loro che viene riservata la fetta principale
della flessibilità «negativa».
Siamo, dunque, in un’area del Paese dove il welfare
funziona meno che altrove, dove il tempo pieno a scuola in alcune città è
addirittura sconosciuto, gli asili nido un bene introvabile, raro.
Questo che tratto oggi davanti all’assemblea
provinciale è un argomento vasto in cui ci si può perdere nei meandri delle
analisi sociologiche.
L’attuale situazione socio economica risente di una crisi che ha ha fra le
diverse conseguenza un impatto forte per le Politiche ed ai Servizi Sociali.
La Conferenza delle Regioni ha individuato 5 Macro Obiettivi di Servizio:
1) Servizi
per l’accesso e la presa in carico dalla rete assistenziale;
2) Servizi e
misure per favorire la permanenza a domicilio;
3) Servizi a carattere comunitario
per la prima infanzia;
4) Servizi a carattere residenziale
per le fragilità;
5) Misure di inclusione sociale e di
sostegno al reddito.
Su questo terreno lancio la
proposta al segretario Michele Mirabello di farsi carico dell’idea di tenere a
Vibo Valentia un Forum del Welfare e
delle politiche sociali in continuità con quanto discusso a Napoli.
Ma ecco cosa chiedono le Regioni al governo centrale:
a) una
stabilità almeno triennale e incrementale a partire dal 2014, dei finanziamenti
statali riguardanti – in senso lato - gli interventi sociali, con particolare
riferimento al Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e al Fondo per le non
Autosufficienze, individuando una dimensione finanziaria accettabile per
stabilizzare, almeno ad un livello minimo gli Obiettivi di Servizio, quella del
2009 (520 milioni di euro per il FNPS e 400 milioni per il FNA); ripristinando
il FNPS nella sua dotazione originaria (legge di Stabilità 2014).
b) una
confluenza temporale nei primi mesi dell’anno, per la erogazione dei citati
fondi, per un programmazione triennale/annuale dei servizi;
c) la
valorizzazione concreta di politiche integrate, anche con l’apporto di altri
Ministeri sotto il profilo della Salute (nuovo Patto per la Salute) per tutte
le fragilità e per la non autosufficienza, sotto il profilo del Lavoro.
d) il
rafforzamento, nel rispetto dei modelli di governance delle Regioni, del
confronto e del coinvolgimento delle Autonomie Locali. Siccome questo tema deve essere
il più largo e circolare possibile voglio confrontarmi e agganciarmi con la
campagna “Miseria Ladra” per combattere povertà e mafie e uscire dalla crisi promossa
dal Gruppo Abele con l’appoggio di Libera e di centinaia di realtà del sociale
e del volontariato laico e cattolico.
·
MARIA CANDUCI ( direzione provinciale PD Vibo Valentia)
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