sabato 17 maggio 2014

Papillo: Un' Europa, Più Europa

Chi dice che sia necessario uscire dall’euro e tornare alla vecchia lira è solo un folle che fa del qualunquismo una filosofia non solo inconcludente ma pericolosa. 

Vero è, invece, che occorre ripensare l’idea di Europa, affinché ve ne sia di più in ogni stato membro. Europa non deve significare accozzaglia di stati, ma unica e straordinaria nazione che permetta alle singole realtà che la compongono di affrontare e superare quei problemi che da sole  non sono in grado di gestire. Per questa ragione il prossimo appuntamento elettorale per eleggere i nostri rappresentanti al parlamento di Strasburgo rappresenta un’ opportunità imprescindibile per giungere ad un nuovo progetto di unione, più utile e funzionale ai paesi che hanno investito il nostro futuro in questo grande, ambizioso e prospero progetto unitario. In questa prospettiva ad essere rivista, innanzitutto, è la gestione dei fondi comunitari per il quinquennio 2014/2020, affinché queste importanti risorse si trasformino seriamente in un’occasione per il rilancio dell’intero meridione e della Calabria in particolare. Perché ciò avvenga è necessario che i comuni, almeno per gli stanziamenti meno corposi, possano accedervi direttamente, senza dover passare per l’intermediazione della regione. 

Ciò permetterebbe di snellire le lunghe ed interminabili trafile burocratiche, causa di ritardi nella progettazione, per non dire di perdita dei fondi stessi. Ed il fatto che la nostra regione utilizzi solo il 40% delle risorse europee, rispedendo il resto al mittente, la dice lunga sul fallimento dell’attuale sistema di gestione. E, su questo fronte, il settore a cui dare priorità è quello occupazionale, indirizzando i fondi alla creazione di opportunità di lavoro sul territorio, valorizzando il turismo sostenibile e le risorse locali. In ambito occupazionale è necessario un progetto totalmente nuovo, che preveda l’investimento di cifre ben più alte di quelle attuali, di cui si potrebbe disporre attraverso un maggiore contributo di ciascun paese membro, accumulando fondi più cospicui da indirizzare esclusivamente al settore lavorativo. In secondo luogo, parlando di obiettivi comunitari, è necessario che si abbandoni la politica dell’austerity, un oscuro  tunnel da cui, se si vuole veramente agevolare la crescita, occorre uscire immediatamente. 

L’attuale stato dell’Unione testimonia la non utilità del sanzionare gli stati che, per i motivi più disparati, rimangono indietro. Più logico e fruttuoso, invece, sarebbe la creazione di una banca centrale che si ponga il compito di intervenire in aiuto degli stati maggiormente in difficoltà, sostenendoli concretamente e mirando a portarli a livelli paragonabili a quelli dei paesi più prosperi. Abbiamo l’esempio in Italia, dove lo sviluppo a due velocità, quella del nord e quella del sud, non ha giovato per niente allo sviluppo generale del paese. La medesima cosa accade in Europa. Tra i meccanismi cui bisogna mettere immediatamente mano, poi, vi è quello della fiscalità, creando, anche in questo frangente, un sistema tributario unico che impedisca ad ogni singolo paese di agire a proprio piacimento ed imporre tasse a iosa. Italia, con la maggior fiscalità ed il maggior costo del lavoro d’Europa, docet.  Infine, per una nuova idea di Unione, è indispensabile che a farsi carico del triste fenomeno dell’immigrazione non sia la sola Italia ma l’Europa intera, riscrivendo la politica dell’accoglienza e della successiva integrazione, da realizzare anche riconoscendo la cittadinanza a coloro che nascono in uno degli stati che la compongono. 

È necessaria un’Europa nuova. Un’Europa diversa, più vicina alle necessità degli stati e dei popoli che la costituiscono. Ed una nuova Europa è possibile solo riscrivendo le regole.


Vitaliano Papillo, Responsabile Ambiente Segreteria Provinciale 

Nessun commento:

Posta un commento